DR.SSA SARA CAMPOLONGHI - SPECIALISTA NELLA GESTIONE DEL PESO

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venerdì 9 dicembre 2011

COME INVECCHIARE? DIPENDE DA TE

L’Epigenetica e lo Stile di vita Anti-età

Sabato 3 dicembre 2011 si è svolto presso l’Hotel Rome Cavalieri di Roma il Convegno ANTI-AGING: Benessere e Stili di Vita, organizzato dall’Accademia del Fitness di Parma, un evento multidisciplinare durante il quale vari professionisti della Salute quali medici, psicologi, posturologi, preparatori atletici e altri hanno approfondito i vari aspetti dello stile di vita che possono influenzare la qualità dell’invecchiamento: in particolare si è parlato di fattori biologici, genetici e metabolici, alimentazione, attività fisica, fattori psicologici come lo stress e i disturbi del comportamento alimentare.

Fra i tanti interventi degni di nota segnaliamo quello del Dott. Filippo Ongaro, Direttore Sanitario dell’Istituto di Medicina Rigenerativa e Anti-Aging di Treviso (ISMERIAN), Vice Presidente dell’Associazione Medici Italiani Anti-Aging (AMIA), nonché autore del best-seller Mangia che ti passa e co-conduttore del noto programma televisivo Dottori in Prima Linea in onda su La7.

Il Dott. Ongaro esordisce con una battuta, osservando che la maggior parte degli uditori presenti sono ‘ipertrofici’ piuttosto che ‘sarcopenici’[1]; effettivamente in sala erano presenti diversi allenatori, sportivi e persone in buona forma fisica. Questo sta a significare che oggi chi si interessa al tema cruciale della salute e dello stile di vita non lo fa solo a parole, ma lo esprime e lo comunica mettendo in pratica nella propria quotidianità stili di vita salutari, che promuove in prima persona. E diventando in prima persona promotori della salute e del benessere sarà più facile per gli altri seguirci su questa strada con lo stesso entusiasmo.

Tutti siamo destinati ad invecchiare, ma in modi diversi: ci sono casi (molto rari) di persone vissute più di 100 anni che sono rimaste in ottima salute fino alla fine della loro vita, grazie ad una predisposizione genetica particolarmente protettiva; altri si sono mantenuti in buona forma fisica e mentale fino ad un’età avanzata con una costante pratica di stili di vita salutari, unitamente ad un buon bagaglio genetico; infine ci sono molte persone che vivono fino ad età avanzata, ma in condizioni di salute precarie e con una bassa qualità di vita, grazie al supporto medico e farmacologico. A questo punto viene da chiedersi se abbia senso vivere 15-20 anni in più, quando si è persa la salute e la qualità della vita. Il modello medico tradizionale, precisa Ongaro, è indispensabile e continuerà ad esserlo, ma oggi non è più sufficiente e va riadattato ed integrato in funzione di un accrescimento della qualità di vita nell’arco dell’intera sua durata.

Ancora oggi la ricerca lavora per scoprire quali siano le condizioni ottimali per invecchiare nel miglior modo possibile, ma conosciamo già quale sia il minimo indispensabile: mangiare correttamente, combattere la sedentarietà, e gestire lo stress, oltre ovviamente ad evitare i comportamenti pericolosi (fumare, bere alcolici, praticare attività e sport rischiosi, etc.). Secondo i dati del C.D.C. Center for Disease Control and Prevention (vedi Tabella),  ben il 50% della nostra salute dipende dai comportamenti quotidiani, il 20% dall’ambiente e dagli aspetti genetici, mentre soltanto il 10% dall’accesso alle cure mediche.


Questo evidenzia quanto sia centrale la modificazione del comportamento e dello stile di vita in un’ottica di prevenzione, e come sia in qualche modo sovrastimato il ruolo della predisposizione genetica di per sè nello sviluppo delle patologie, dal momento che lo stile di vita modifica e regola l’espressione ed il funzionamento dei geni in una continua e reciproca interazione. L’Epigenetica è appunto la disciplina che si occupa di determinare come i geni si adattino al mondo esterno regolando l’attività del DNA[2] e di come questa interazione influenzi la salute e l’invecchiamento.


A questo punto Ongaro introduce un elemento fondamentale, la Discordanza evolutiva: il genoma umano oggi è pressoché identico a quello di 200 mila anni fa, mentre l’ambiente circostante, così come gli alimenti disponibili, le attività fisiche e le abitudini sono drasticamente mutati; la discrepanza che si crea fra ambiente e DNA produce un paradosso, ovvero l’aumento della longevità a discapito della qualità e delle modalità di vita, e può perfino portare ad una reversione del fenomeno a causa della composizione dell’ambiente circostante.

Le radici delle patologie del nostro tempo affondano proprio in questa discordanza, pertanto per intervenire efficacemente in senso preventivo occorre intervenire all’origine e non dal momento in cui si manifestano clinicamente. L’espressione di queste patologie infatti , anche grazie all’enorme capacità di compensazione del corpo umano, può avvenire dopo molti anni dalla loro esordio: questo da un lato ci impedisce di identificarle subito, per contro una volta compreso il processo si avrà la possibilità di intervenire in tempo.

Ma come si intreccia l’azione del genoma con quella dell’ambiente e dello stile di vita? Con una metafora il Dott. Ongaro paragona il DNA alla rete elettrica di una casa: il fatto di sapere come sia progettata la rete non consente di sapere quali siano le luci accese o spente in un determinato momento. Lo stesso si può dire per il funzionamento dei geni protettivi del DNA: ad oggi la ricerca scientifica ha fatto passi da gigante in merito alla codificazione del genoma umano, ma per risalire all’origine delle patologie moderne occorre comprendere ciò che regola l’accensione e lo spegnimento dei geni protettivi (la cosiddetta Regolazione epigenetica[3]).

Quello che sappiamo al momento però è che la loro attivazione dipende dall’informazione proveniente dall’esterno: lo stile di vita e l’ambiente. Queste informazioni influiscono sui processi di replicazione e manutenzione del DNA, dai quali dipendono la salute, la longevità e la qualità della vita dell’uomo.
Stili di vita non salutari, ed in particolare un’alimentazione scorretta nonchè depauperata dall’‘industrializzazione’ e ‘modernizzazione’ degli alimenti, porta al DNA informazioni sbagliate che vanno ad aumentare l’instabilità genomica e riducono la capacità di riparazione delle mutazioni ed errori genetici che normalmente si verificano nel corso dell’esistenza dell’individuo, alla base per esempio della riproduzione delle cellule cancerose. L’Epigenetica consente di giocare d’anticipo, cercando di mantenere il più possibile la stabilità genomica, e di bloccare all’origine il percorso di sviluppo di gravi patologie.

Ongaro dà infine alcune preziose indicazioni sulla corretta alimentazione con la nuova piramide alimentare modificata secondo le conoscenze basate sull’Epigenetica: vediamo come gli elementi più rilevanti della piramide siano l’attività fisica quotidiana, la verdura, la frutta, i cereali (e farine derivate) rigorosamente integrali, l’olio extravergine di oliva, i legumi e le noci, ed a seguire il pesce, le carni bianche e le uova. Non dimentichiamo l’acqua, che va posta anch’essa alla base della piramide. Possiamo osservare come queste indicazioni si discostino, sia in termini di quantità che di qualità degli alimenti, da quelle della vecchia piramide che tutti conosciamo, in particolare per quanto riguarda riso, pane e pasta bianchi, cibi non riconosciuti dalle nostre cellule in quanto troppo raffinati.




Per concludere, uno strumento pratico e fruibile per seguire più facilmente le indicazioni generali di una sana alimentazione, promosso dalla Harvard Medical School: il piatto unico semplice ed immediata rappresentazione delle porzioni degli alimenti che si consiglia di consumare all’interno di un pasto: gli ortaggi rappresentano il 50% del piatto, con una predominanza delle verdure, mentre il restante 50% va a sua volta suddiviso fra cereali integrali e proteine salutari.

L’intervento del Dott. Ongaro apre le porte a molte riflessioni importanti.
In primis, nella lotta alle patologie del nostro tempo lo stile di vita in generale ed il comportamento alimentare in particolare assumono una posizione di primissimo piano per il ruolo cruciale che hanno nella regolazione della salute cellulare e del sistema immunitario: il nostro corpo è fatto di cellule che interagiscono con l’ambiente, e se queste cellule non ricevono le informazioni corrette, ovvero coerenti con il DNA, non funzioneranno in maniera ottimale e ciò si tradurrà in espressioni patologiche di varia natura.
In secundis, emerge la necessità di un superamento della visione puramente energetica e calorica del cibo, a favore di una concezione più complessa che lo identifica non più come semplice ‘carburante’ ma come veicolo di informazione che contribuisce a regolare i processi cellulari più profondi[4]. Questo significa che improvvisamente il cibo e le abitudini alimentari entrano in connessione diretta con le capacità rigenerative del nostro corpo, l’invecchiamento, lo sviluppo delle malattie e di altre condizioni legate all’alimentazione quali sovrappeso, obesità e molti altri disturbi.
Più in generale, questo radicale mutamento di prospettiva comporta una vera e propria “rivoluzione copernicana” nell’approccio alla malattia, che deve pertanto contemplare interventi di tipo multidisciplinare riguardanti il concetto di “stile di vita” nella sua globalità, le abitudini e le pratiche quotidiane, il comportamento alimentare e di movimento, lo stress, etc., e che apre ampie prospettive di collaborazione fra le varie figure professionali che lavorano nell’ambito della prevenzione e della promozione della salute, per la riduzione dell’incidenza di obesità, disturbi correlati al peso corporeo, malattie metaboliche, oncologiche, cronico degenerative, etc. cercando di realizzare un cambiamento culturale, sociale ed individuale dello stile di vita e delle abitudini delle persone.

Dr.ssa Sara Campolonghi
Psicologa, Coach alimentare e Specialista nella gestione del peso


[1] Sarcopenìa (dal greco antico σαρξ – sàrx per carne e πενια – penìa per scarsità, perdita) è il termine medico utilizzato per indicare la perdita di massa e funzione muscolare.
[2] Filippo Ongaro, “Mangia che ti passa”. Piemme 2011.
[3] Ibid.
[4] Ibid.

CURRICULUM VITAE ED ATTIVITA' PROFESSIONALE

Dr.ssa Sara Campolonghi
Psicologa, coach alimentare e specialista in Comportamento alimentare e Gestione del peso corporeo

Laureata presso l'Università degli Studi di Padova
Iscriz. Albo Psicologi Lazio n.17094

Colloqui e consulenze individuali e familiari presso studi privati a Roma e Piacenza.

Incontri di gruppo e attività pratiche su salute alimentare, stile di vita e gestione del peso
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Membro di ASAS Salute, Associazione per la Salute correlata ad Alimentazione e Stili di Vita.

Collabora con le Associazioni, Giustopeso Italia, FIAF-SIAF Roma, Associazione Diabetici Piacentini.

Gestisce il sito http://coachalimentare.it e scrive per vari blog e siti web: www.nonsprecare.it, www.filippo-ongaro.it, http://oltrelostretto.blogsicilia.it.

Educatrice alla Salute Alimentare per il Progetto Europeo HCSC, Healthy Children in Sound Communities
, prima edizione italiana, presso il Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II di Roma. Promosso da FIAF, Federazione Italiana Aerobica e Fitness. 2010-11

Formatore per Formatori sportivi nel Progetto E.A.T. - Educazione Alimentare e Training, approvato e promosso dalla Regione Lazio (con determinazione dirigenziale D2276 del 18/06/2010 codice RL003091). 2011

Ha lavorato presso i Reparti di Dietologia e Diabetologia dell'Ospedale Sandro Pertini di Roma: percorsi individuali e familiari per il cambiamento delle abitudini e stile di vita di persone con obesità o sovrappeso, diabete gestazionale e corsi di Educazione Terapeutica con pazienti diabetici di tipo 2 e micro-infusore. 2010-11

E-mail: sara.campolonghi@gmail.com
Cell. +39 328 89 69 351
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